La possibilità di continuare a garantire il diritto alla salute ai cittadini europei passa anche per la capacità delle imprese del farmaco di competere su uno scenario globale sempre più aggressivo. Senza interventi, l’Europa e l’Italia rischiano di perdere questa sfida. È stato questo il filo conduttore del convegno ‘La sfida dell’Healthcare. Innovazione e attrattività del settore per la competitività in Europa’, promosso dalla Fondazione Mesit il 21 Giugno a Roma, presso il Centro Studi Americani, e che ha visto la partecipazione di esponenti politici, dell’impresa e dell’accademia.
Lo scenario dell’industria farmaceutica globale è in rapido mutamento. Paesi come Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi, Singapore e Arabia Saudita hanno spinto l’acceleratore sugli investimenti: “Le potenze mondiali si stanno muovendo per erodere i nostri primati”, ha sottolineato Isabella Tovaglieri, eurodeputata del Parlamento Europeo. “L’Europa ha perso il primato per il deposito brevetti”, ha aggiunto Tovaglieri, che ha sottolineato come la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. “La proposta della Commissione ridurre la durata della protezione brevettuale mette l’industria in una posizione di grande incertezza nello sviluppo di nuove terapie, in particolare nel campo malattie rare e mette a rischio la competitività europea”, ha affermato.
“La riforma dell’Aifa non può che spingere questo ente verso l’innovazione”, è intervenuto il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù. La riforma, secondo Palù, dovrà far sì che si instauri un “dialogo diretto con l’industria che non sia precluso da pregiudizi di tipo ideologico”. L’Aifa, inoltre, potrà giocare un ruolo nelle sperimentazioni. “Significa finanziare sperimentazione clinica ma anche ciò che è connesso con la ricerca di base. Un istituto come questo deve interagire con l’università, l’industria e il ministero”, ha proseguito, sottolineando che, “nell’ambito della riforma si dovrà fare molta attenzione al reclutamento di personale di altissimo profilo”.
In questo campo, “l’Italia sta facendo molto: ha preso una posizione molto strategica nei confronti della proposta di legislazione europea sui farmaci che attacca il brevetto, dicendo sostanzialmente che siamo fuori strada”, ha dichiarato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. “Noi siamo con il Governo nell’interesse del Paese e dei cittadini. Ma abbiamo bisogno di un Governo che prenda queste posizioni forti in Europa e cambi alcune regole: l’accesso più veloce in Italia e la disomogeneità nelle regole di accesso a livello regionale, giacché oggi ci sono differenze che i cittadini non possono più tollerare”, ha proseguito. “Infine, il tema del payback che l’anno prossimo toccherà gli 1,8 miliardi e che impatta sulla capacità di attrarre investimenti e dare innovazione al Paese”.
“Ho una posizione netta sulla tutela investimenti dell’industria farmaceutica”, ha sottolineato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “Come mi sono battuto per sostenere la direttiva europea sul diritto d’autore – ha aggiunto – credo nella necessità di tutelare la ricerca, l’innovazione, gli investimenti e anche la tempistica della protezione, che è un tema fondamentale”.
“Il tema dell’accesso alle cure e ai sistemi sanitari si lega strettamente con la natura del diritto alla salute. Accesso significa, fondamentalmente, accesso ai sistemi digitali e accesso alle cure, in particolare farmacologiche, tutelando gli investimenti, lo sviluppo e la ricerca del farmaco e, in qualche misura, elevando sempre di più il livello di tutela della salute rendendo l’accesso alla sanità equo, sicuro, efficace e senza barriere”, dichiara Massimo Oscar Fares.
Il tema può essere declinato in diversi modi, ha spiegato Andrea Grignolio, docente di Medical Humanities e Bioetica all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. In termini di “velocità e nuove modalità, Significa offrire farmaci innovativi che hanno problemi regolatori complicati. Il percorso ha perciò bisogno di essere velocizzato, offrendo un assetto regolatorio specifico per i farmaci innovativi. L’altro tema è economico”, ha aggiunto Grignolio, e riguarda la necessità di coniugare la sostenibilità e l’equità.
Sotto questo aspetto, la pandemia ha giocato un ruolo decisivo: “ha consentito di capire quanto sono importanti l’innovazione e la ricerca. E ha anche aiutato a creare un sistema virtuoso”, ha affermato Ugo Cappellacci, presidente XXII commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. “La sanità, come tutti gli altri ambiti, deve fare i conti con risorse limitate. Proprio perché le risorse sono limitate, dobbiamo fare attenzione a come le utilizziamo. Quando ci rendiamo conto che un euro investito in uno studio clinico genera una diminuzione di costi che supera i tre euro e che una ricerca nel settore oncologico che ha un costo medio di circa 500 mila euro genera risparmi per 1,2 milioni, capiamo che è necessario un cambio di paradigma: investire in sanità significa risparmiare e avere risultati superiore alle aspettative e alla spesa fine a sé stessa”, ha concluso Cappellacci.